- VVF Livorno,
- VVF proveniente da tutta la Toscana,
- CFS,
- Polizia,
- Carabinieri,
- Brigata Paracadutisti Folgore,
- G di F,
- Pubblica Assistenza SVS,
- Misericordia,
- Radio Amatori FIDES,
- CRI.
- Castel Boccale, bruciato;
- Calafuria, bruciata;
- Calignaia, bruciata;
- Poggio delle Monachine, bruciato;
- Pian della Pineta, bruciata;
- I Fondacci, bruciati;
- Quarrata, bruciata;
- Poggio Castello, bruciato;
- Il Podere del Gorgo, bruciato;
- La Ferriera, bruciata;
- Molin Nuovo, bruciato;
- Poggio Capannone, bruciato;
- Poggio Caprone, bruciato;
- Campo della Menta, bruciato.
GLI INCENDI ASSEDIANO LA PERIFERIA DI LIVORNO
Repubblica — 04 agosto 1990
ROMA Emergenza incendi. In Liguria e vicino a Livorno i roghi, la maggior parte dolosi, stanno impegnando centinaia di uomini che con decine di mezzi a.i.b. e con l'ausilio degli aerei della Protezione Civile stanno cercando di circoscrivere le fiamme. La situazione è drammatica in Toscana. Decine di abitazioni sono state distrutte dalle fiamme che da ieri interessano la zona di Torre del Boccale e la collina di Montenero, vicino a Livorno. Un'intera piccola frazione, Castellaccio, è stata fatta evacuare dalle forze di polizia prima che le fiamme arrivassero alle case. Sgomberati anche un ospedale e un convento di suore. Le fiamme sono a dieci chilometri da Livorno. Altre abitazioni, dalle quali erano state allontanate le persone, sono bruciate nella zona di Savolano. Sul posto sono arrivati anche i Vigili del Fuoco di Firenze e Bologna e alcuni reparti della Folgore, oltre a centinaia di volontari. Poco prima delle 22.00 è stato possibile riaprire al traffico nei due sensi la linea ferroviaria Genova-Roma che era stata chiusa alle 18.20. La strada statale Aurelia è sempre chiusa al traffico nei pressi di Livorno. Un forte vento che soffia da nord-est rende difficile l'opera dei Vigili del Fuoco e volontari. E brucia anche la Liguria. Dall'estremo Ponente Badalucco, nell'Imperiese a Levante Cinque Terre diversi vasti incendi stanno mobilitando da un paio di giorni i Vigili del Fuoco, il Corpo Forestale e centinaia di volontari in una lotta, purtroppo impari, contro una preoccupante corona di roghi che stringe d' assedio la costa: le fiamme, spinte dal vento, trovano esca e alimento nelle macchie e nei boschi inariditi dalla prolungata siccità. Tutte le squadre disponibili si sono prodigate dimenticando anche i turni, e da Roma e da Luni sono stati mandati rinforzi aerei di ogni tipo (elicotteri, Canadair, C130 e G222) nel tentativo di arginare gli incendi con bombardamenti di acqua di mare e liquidi ritardanti. Ma la violenza del fuoco pare inarrestabile: ieri mattina la Protezione Civile ha diramato l'allarme oltralpe e dalla Francia (da dove erano già stati inviati 80 uomini e 15 mezzi anti-incendio), sono arrivati in soccorso due elicotteri per operare, insieme al Canadair già in azione, sull' enorme fronte ardente (quasi cinque chilometri) che da Badalucco raggiunge le alture di Taggia. secondo la Forestale l'incendio in Valle Argentina ha già ridotto in cenere quasi 500 ettari di bosco. A Beusi, tra l'altro, sono andate distrutte alcune villette, fortunamente non prima che i residenti venissero messi in salvo. Sempre nel Ponente c'è una situazione di allarme a Pontedassio e, nel Savonese, a Castelvecchio e a Magliolo. Nel Levante un altro estesissimo fronte avanza tra Lerici e La Spezia. Altri incendi erano in atto in serata a Monterosso e a Calice al Cornoviglio.
LIVORNO, TRE GIORNI DENTRO L'
INFERNO
Repubblica — 05 agosto 1990
LIVORNO Le
fiamme sembravano quasi domate, ieri mattina, dopo una lotta durata tutta la
notte di Venerdì e cominciata Giovedì pomeriggio, quando era scattato il primo
allarme. Il fuoco si era abbassato, il fumo era calato. Ma era un'illusione.
All'improvviso, verso mezzogiorno, il vento è cambiato, il Grecale ha lasciato
il posto al Maestrale arrivato dal mare. Livorno si è trovata di nuovo
circondata dall'inferno, già provata da due notti da incubo, ha ricominciato ad
avere paura. Tutte le colline che circondano la città bruciano ancora come
fiammiferi, coronate da lingue di fuoco alte anche duecento metri. Protezione Civile,
CFS, paracadutisti e Vigili del fuoco arrivati da tutta la Toscana, dalle
Marche e dall' Emilia Romagna, centinaia di uomini ormai allo stremo, sembrano
di fronte a un' impresa impossibile. La
città piange la perdita irreparabile di una delle zone costiere più belle
d'Italia quella che va da Calafuria al Romito, verso Quercianella, per ora
risparmiata, anche se ieri sera, il solito vento, ha cominciato a coprirla di
fumo e fuliggine. E sta ore col fiato sospeso per la sorte, ormai segnata, del
parco collinare fra il santuario di Montenero, Monterotondo, il Castellaccio,
Limoncino, Savolano e Popogna, dal 1980 vincolato e che doveva diventare parco
protetto dalla Cee. Ieri sera, dopo un giorno di fiamme indomabili, se ne erano
già andati 500 ettari di bosco a macchia mediterranea: in tutto le fiamme hanno
divorato 1500 ettari di verde distruggendo due terzi del patrimonio ambientale.
Il fuoco divampa, un Canadair, un G 222, quattro elicotteri della Forestale e
dei Vigili del Fuoco stanno scaricando senza sosta liquido ritardante e acqua.
La gente terrorizzata guarda da lontano e scuote la testa. Perché non sono
arrivati prima? Il primo incendio, Giovedì, era stato solo un assaggio. Le
fiamme avevano aggredito una zona poco abitata, a parte alcuni ristoranti
turistici proprio sul mare. Piromani? Tutti ne sono certi. I focolai erano
troppi e troppo distanti fra loro per ipotizzare altre spiegazioni. Vigili del
Fuoco e Corpo Forestale avevano lavorato in relativa calma, anche se alla fine,
gli effetti erano stati disastrosi. La meravigliosa macchia alle spalle delle
calette più belle del Tirreno, è diventata un unico manto nerastro. E quando,
Venerdì, sono stati segnalati i primi focolai al Limoncino, molti chilometri
più verso l'interno, nessuno
immaginava che di lì a poco avrebbero potuto minacciare, oltre al verde e ai
boschi, anche la gente e le case sparse un po' dappertutto. All'improvviso,
nella notte, la grande fuga. Uomini, donne, bambini hanno abbandonato in massa
i paesi circondati dagli incendi. Qualcuno si è preoccupato solo di bagnare
porte e finestre, prima di allontanarsi fra le lacrime. Gli otto
tossicodipendenti ospiti della comunità terapeutica di Pian della Rena a
Quarrata, quattro casolari sparsi nel bosco, sono stati precipitosamente
portati in salvo e ieri le fiamme hanno distrutto tutto. Dall'ospedale di
Monterotondo, fra mille difficoltà, si è riusciti a trasferire in altre case di
cura decine di disabili e anziani. Ventotto suore di clausura di Villa
Sant'Anna di Montenero sono state portate al palazzetto dello sport
dell'Ardenza, insieme alle molte famiglie convinte di aver perso per sempre
tutte le loro cose. Il bilancio, ieri mattina, era stato per fortuna migliore
del previsto. Niente luce e niente gas, ma nessun ferito, nessuna casa
distrutta, le fiamme in molti casi erano state bloccate proprio mentre avevano
già cominciato a lambire giardini e capannoni agricoli. Ma lassù, sulle pendici
del Poggio Sette Venti, proprio davanti a Castellaccio, dove le lingue di fuoco
erano più alte che mai, sessanta militari della Brigata Folgore e volontari della
Pubblica Assistenza stavano dietro al fronte che avanzava, guidati dal Corpo
Forestale che gli insegnavano come si fa a circondare il fuoco, a domarlo
vangando la terra, scavando fossi e strade, accumulando pietre, in attesa
dell'acqua degli aerei. Ieri notte anche l'abitato di Castellaccio si è trovato
di nuovo circondato e gli ottocento abitanti della piccola frazione sono stati
evacuati dalle loro abitazioni e condotti nel palazzo dello sport dove hanno
trascorso la notte. Sembrava fatta e invece tutto è ricominciato, ricorda con
rabbia il responsabile della Protezione Civile della S.V.S Massimo Suardi, il
volto ridotto a una maschera nera appena rientrato dalla spedizione. Intanto
dal litorale giunge la notizia di padre, madre e figlio che si trovavano sugli
scogli di ponte di Calignaia, quando il fuoco li ha bloccati alle spalle e non
potevano neanche buttarsi in acqua perché nessuno sapeva nuotare. I tre hanno
cominciato a gridare finché il proprietario di un gommone li ha visti
portandoli in salvo. Mentre la paura continua, a Livorno, ancora assediata
dalle fiamme, isolata l'Aurelia è stata chiusa durante la notte per la terza
volta da Giovedì per un tratto di circa dieci chilometri, tra Antignano e
Quercianella, evitata dai turisti in fuga dal litorale bruciato, è già
polemica. In questura per ora nessuno lo conferma ufficialmente, ma l'ipotesi
che gli incendi siano dolosi è diventata in tutti una certezza. In Comune e in
prefettura le riunioni si susseguono. L'assessore all'Ambiente del Comune Virgilio
Simonti ammette che forse, fra il primo e il secondo incendio, è passato troppo
tempo. Non mi sento di escluderlo, dice. Prende corpo il dubbio sull'efficienza
dei soccorsi. Si scopre che in tutta Italia ci sono solo quattro Canadair, e
che con l'incendio già in corso in Liguria è già molto se a Livorno ne è
arrivato uno. Quando ho telefonato a Roma dice il prefetto Alessandro
Pierangeli mi hanno risposto: manderemo quello che c' è. E quello che c'è è
pochissimo. In prefettura, nel pomeriggio un vertice con Comune e Regione. C'è
il presidente della giunta regionale Marco Marcucci. E il responsabile del
Corpo Forestale dello Stato di Livorno l'ingegner Pivi, è categorico: siamo in
una situazione eccezionale e avremo bisogno di mezzi eccezionali. Che però non
ci sono. Si insedia una commissione mista per la valutazione dei danni, ancora
non quantificati e si decide di chiedere la proclamazione dello stato di
calamità. Tutti cercano di mettersi in contatto con Roma, ma è sabato
pomeriggio e l'impresa è disperata. A tarda sera il ministero della Protezione
Civile fa sapere di aver preso atto che Livorno è in una situazione di
emergenza. Qualche rinforzo in più ora dovrebbe arrivare. La città attende con
rabbia almeno il necessario per rendere meno tragica una perdita che lascerà il
segno per sempre. Intanto bruciano anche altre zone della Toscana. Focolai sono
stati segnalati fra Firenze, Prato, Pistoia, mentre un incendio è divampato nel
Chianti, fra Impruneta, San Casciano, Romola e Chiesanuova. Tutta la zona è
presidiata e alcune case sono state evacuate. All'Isola d'Elba, durante lo
spegnimento di un focolaio una guardia provinciale è rimasta gravemente
ustionata su una camionetta che si è incendiata. - MARIA CRISTINA CARRATU'